Tutto quello che utilizziamo, indossiamo, acquistiamo o mangiamo richiede dell’acqua per essere prodotto.
Dall’intero processo per la coltivazione del vino, fino al carburante per auto o la produzione di abbigliamento. Conoscere l’impatto ambientale che ciò determina permette di diventare più consapevoli e limitare il consumo di acqua, contribuendo in prima persona all’aumento della sostenibilità e la protezione dell’ambiente, oltre a far fronte all’emergenza idrica che sta interessando il mondo.
E’ necessario affrontare l’argomento e fare tutti i calcoli necessari per sviluppare una visione sostenibile della gestione dell’acqua.
Impronta Idrica in Agricoltura
L’impronta idrica in agricoltura identifica l’impatto sull’ambiente della produzione delle varie colture. Da questo punto di vista, è necessario affrontare l’argomento e fare tutti i calcoli necessari per sviluppare una visione sostenibile della gestione dell’acqua.
Come si calcola l’impronta idrica?
L’impronta idrica non è altro che un indicatore ambientale che misura il volume di acqua dolce consumata. Per calcolare l’impronta idrica, attualmente utilizziamo la piattaforma Water Footprint Network: nata 15 anni fa dalla collaborazione tra associazioni, aziende, università e società civile per promuovere la transizione verso un uso sostenibile, equo ed efficiente delle risorse di acqua dolce in tutto il mondo.
Secondo questo metodo di analisi, l’impronta idrica ha 3 componenti:
- L’impronta idrica blu, ovvero il volume di acqua prelevato da risorse idriche superficiali e sotterranee per uso agricolo, domestico o industriale. Per calcolare l’impronta idrica blu è necessario installare misuratori di portata.
- L’impronta idrica verde, indica l’acqua piovana che evapora, nelle piante e nei terreni, soprattutto in riferimento alle aree coltivate. Per calcolare questo componente è necessario disporre di informazioni climatiche continuamente aggiornate.
- L’impronta idrica grigia, indica la quantità di risorse idriche necessarie a diluire il volume di acqua inquinata per far sì che la qualità delle acque, possa ritornare al di sopra degli standard idrici prefissati.
Come ridurre l’impronta idrica in agricoltura?
Un modo efficace e sostenibile per ridurre l’impronta idrica in agricoltura, senza rischiare la salute delle colture, è l’innovazione tecnologica nei trattamenti. Questo significa l’abbandono dei sistemi tradizionali di irrorazione ad alto volume e ad alta pressione in cui sono richiesti grandissimi volumi di acqua per poter applicare i prodotti chimici. Con questi sistemi, non solo si perde (e disperde) prodotto e acqua, ma si contamina il suolo riducendo la biodiversità e la fertilità del terreno.
Martignani e l’impronta idrica
Perché la tecnologia Martignani è in grado di ridurre sostanzialmente l’impronta idrica in agricoltura?
Martignani ha introdotto nel 1958 la tecnica del Basso Volume in Agricoltura. Infatti, è stato pioniere e ad oggi, quasi 70 anni dopo, è leader in tutto il mondo.
La tecnica del Basso Volume della tecnologia Martignani consente una rapida riduzione dell’impronta idrica perché riduce fino al 90% l’uso di acqua nei trattamenti. Numerosi test di istituti certificati in tutto il mondo, oltre alla testimonianza diretta di produttori e agricoltori, dimostrano come l’uso dei nebulizzatori Martignani in agricoltura garantisce la protezione delle colture con un importantissimo risparmio di acqua in tutti i tipi di coltivazione (dall’uva da tavola, agli agrumi, la palma o le banane).
Esempio: nella coltivazione del ciliegio con un atomizzatore convenzionale i prodotti vengono applicati con un volume d’acqua di 1500 litri per ettaro (l/ha). Mentre con Martignani, si lavora ad un volume di 300 litri per ettaro (l/ha).
- Risparmio: 1200 l/ha per applicazione
- Applicazioni medie: 10 applicazioni/stagione
- Risparmio per ettaro di ciliegio: 12.000 litri di acqua/anno (12 m3/anno)
L’acqua è una risorsa finita responsabilità di tutti. Noi di Martignani, lavoriamo ogni giorno per risparmiarla e per minimizzare il suo uso.
Martignani, for a greener world.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con l’Ing. Agr. Gonzalo Ramirez, nostro collaboratore in Cile.
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